La Gestazione per Altri (GPA): il contesto normativo in Italia
In Italia, la gestazione per altri (GPA) è vietata dal 2004, con l’articolo 12, comma 6, della legge 40/2004 che punisce con la reclusione da tre mesi a due anni e multe salate, da 600mila a un milione di euro, chiunque promuova, organizzi o realizzi questa pratica. Recentemente, il Parlamento ha approvato una modifica che rafforza il divieto esistente, estendendo la punibilità anche agli italiani che ricorrono alla maternità surrogata all’estero.
La maternità surrogata è legale in diversi Paesi, e molti italiani hanno aggirato il divieto nazionale affidandosi a strutture straniere. Prima della recente modifica, la giurisprudenza italiana aveva stabilito che la sola richiesta di informazioni presso una clinica estera non fosse penalmente rilevante, purché la procedura fosse svolta integralmente all’estero. Tuttavia, con l’introduzione del reato universale, il legislatore mira a contrastare il cosiddetto turismo procreativo.
Il reato universale e le deroghe alla territorialità
L’introduzione del reato universale per la GPA si allinea a quanto previsto dal nostro ordinamento in altri ambiti, come i reati politici o quelli comuni commessi all’estero da cittadini italiani. Prima di questa modifica, la GPA realizzata all’estero era punibile in Italia solo su richiesta del Ministro della Giustizia, condizione ora eliminata.
Questo cambiamento permette di avviare indagini e procedimenti penali con maggiore efficacia, allineandosi alle disposizioni già presenti per reati sessuali o contro la personalità individuale commessi da cittadini italiani o a danno di cittadini italiani all’estero. Anche gli stranieri che agiscono in concorso con cittadini italiani possono essere perseguiti, purché il reato sia punito con pene severe (non inferiori a cinque anni di reclusione) e su richiesta del Ministro della Giustizia.
La posizione della giurisprudenza
La contrarietà alla maternità surrogata è stata ribadita dalla Cassazione (sentenza 38162/2022), che ha vietato la trascrizione nei registri civili italiani degli atti di nascita di minori nati con questa pratica all’estero, definendola lesiva della dignità della donna e delle relazioni umane.
Allo stesso tempo, la Corte Costituzionale (sentenza 33/2021) ha evidenziato la necessità di disincentivare questa pratica per evitare lo sfruttamento di donne vulnerabili, pur riconoscendo il bisogno di tutelare i diritti dei minori coinvolti. Per proteggere questi ultimi, si è spesso fatto ricorso all’adozione in casi particolari, prevista dall’articolo 44, comma 1, lettera d) della legge 184/1983. Tuttavia, la Corte ha invitato il legislatore a colmare il vuoto normativo, garantendo una tutela adeguata agli interessi dei minori.
Le conseguenze della nuova legge
La legge che introduce il reato universale di maternità surrogata punta a dissuadere gli italiani dal ricorrere a questa pratica, attraverso la minaccia di sanzioni penali. Tuttavia, non chiarisce quali saranno le conseguenze per i minori coinvolti.
Se i genitori biologici o di intenzione vengono condannati, il rischio è di creare gravi ripercussioni psicologiche per i figli, che si troverebbero ad essere il “corpo del reato”, pur essendo estranei alle scelte compiute dagli adulti. La Consulta ha ricordato che, sebbene sia legittimo scoraggiare la maternità surrogata, non si può permettere che il minore venga strumentalizzato.